SCUOLA DI TEOLOGIA PER I LAICI
"Alfonso Tedesco"
Decanato e zona di Monza
 
 
 
 
  
Nell'incanto dell'aurora 

          Nascere e rinascere

    

                                 PRIMO CICLO

 

        Prolusione : "Quanto morir perché la vita nasca"
                                                     
S.E. Mons. Franco Giulio Brambilla
 
                                           1 - ABITATI DALLA NASCITA 
 
  Il paradigma della nascita: esistere nascendo 
  prof. Silvano Zucal
   
  Nascere oggi: nuove sfide per la transizione alla genitorialità
  prof.ssa Raffaella Iafrate
   
  "Quando i vostri figli chiederanno" (Es 12,26). Educare alla nascita
  prof. Raffaele Mantegazza
   
  Rimettere al mondo il mondo. Tra ottimismo e speranza
  prof. Silvano Petrosino
   
                            2 - L'ALBA DELLA TRASCENDENZA

                               

 
  "E' Natale, Signore. O è già Pasqua?.
  Il Natale nella Pasqua e la Pasqua nel Natale
  prof. Alberto Cozzi
   
  Dal venire alla luce al donare la luce: il battesimo di Gesù
  prof. Paolo Brambilla
   
  Il grembo materno del Padre e la vita spezzata del Figlio
  prof.ssa Cristina Simonelli
   
  Essere generati, divenire figli. Etica del nascere
  prof. Aristide Fumagalli
   
  

                           SECONDO CICLO

 

                           3 - UNA STORIA DI NASCITE E RINASCITE

 

   Il pensiero del Creatore: la vita umana comincia e finisce nel tempo
  prof. Gianantonio Borgonovo
   
   "Meglio non essere mai nati?". Il dramma di Giobbe tra lamento e lode
  prof.ssa Elena Lea Bartolini
   
   "Potranno queste ossa rivivere?" (Ez 37,3). Lo spirito come verità e vita della carne
  prof. Massimiliano Scandroglio
   
   "Non appena la voce del tuo saluto..." (Lc 1,44). La beatitudine feconda della fede
  prof.ssa Rosanna Virgili
   
   ''Spalmò il fango sugli occhi del cieco'' (Gv 9,6). Il segno della nuova creazione 
  prof. Claudio Doglio
   
  "Non ardeva forse in noi il nostro cuore?" (Lc 24,32). Un incontro di "resurrezione"
  prof. Franco Manzi

 

 

Relazioni decanali:

Relazione Sinodo Aprile 2018

Premesse

1.   La nostra missione di cristiani nella Chiesa è un dono del Signore che accogliamo con fede e un compito che ci sollecita a spendere la nostra vita nella memoria, nella sequela e nell’attesa di Gesù, “unico Signore e Maestro” (Gv 13,13.14).

 

2.  Come preti e diaconi siamo consapevoli di dover esercitare il nostro ministero, nelle concrete condizioni delle nostre Comunità o Unità pastorali, in comunione con ilVescovo, con il quale condividiamo la stessa dignità di figli di Dio e in obbedienza a lui, che presiede l’edificazione della Chiesa di Milano. Siamo, come lui, coscienti che “la missione che ci è affidata è un’impresa troppo grande e una grazia troppo alta perché si possa immaginare che sia meglio viverla da soli piuttosto che insieme con il Vescovo e i confratelli”.

Per vivere la fraternità presbiterale nel medesimo decanato nessuno può negare che occorre una precisa volontà di attuare quanto emerge da questa regola di vita, superando costantemente timori, stanchezze e delusioni. 

 

3.   Nel servire questa Chiesa ci sentiamo uniti con grato ricordo a quanti – preti, diaconi, religiosi e laici - con l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della vita ci hanno trasmesso la fede in Gesù, “unico nome dato agli uomini nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12).

 

4.   La grandezza della nostra missione esige una profonda comunione tra noi ministri ordinati. Essa si manifesta nella preghiera comune, si coltiva con relazioni personali, si nutre di attenzioni premurose, si esprime in schietta fraternità, privilegia i confratelli a qualsiasi titolo bisognosi.

 

5.    Perché la comunione tra noi influisca sulle comunità che abbiamo la gioia di servire, intendiamo, da un lato, creare le condizioni idonee perché ogni persona possa incontrare il Signore Gesù da cuore a cuore e, dall’altro, favorire la crescita di comunità che siano esse stesse, in quanto tali, “lettere di Cristo composte da noi, scritte con lo Spirito del Dio vivente su tavole di cuori umani” (2Cor 3,3). Comunità siffatte, a loro volta, faranno crescere la comunione tra noi preti e diaconi, in un circolo virtuoso che realizza la parola di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

 

A.      Per una reale fraternità sacerdotale in decanato

 

1. Il decanato è il luogo per coltivare e vivere una vera spiritualità di comunione.

Questo significa:

  • accogliere il confratello come dono che arricchisce e completa il mio ministero;
  • accoglierlo come compagno di viaggio col quale condividere gioie, sofferenze, desideri, amicizia;
  • privilegiare ciò che di positivo c’è in ogni confratello per valorizzarlo e meglio comporlo nel mosaico pastorale della nostra Chiesa locale.

 

 

2. Il decanato è il luogo della formazione permanente e del discernimento pastorale di noi presbiteri.

  • L’incontro tra noi presbiteri in Decanatodeve essere accolto come bisogno per alimentare la nostra fraternità ed avere quindi precedenza su tutte le altre attività. Questo è per noi già azione pastorale, ministero, apostolato.

 

  • Ciascun presbitero è sollecitato a partecipare all’incontro mensile, con i religiosi e i diaconi, il martedì fissato di ogni mese, anche attraverso una adeguata e personale preparazione.

 

  • In un altro martedì del mese si offre la possibilità di incontrasi nella casa del decanato per chi desidera vivere, nella fraternità ed in un clima di spiritualità presbiterale, un’opportunità di approfondimento di qualche tema spirituale o pastorale (Cfr documenti del Magistero, dell’Arcivescovo o  proposti dalla formazione del clero) e condividendo la mensa comune del decanato.

 

  • L’anno pastorale sarà ritmato dalla proposta di 3 ritiri spirituali, collocati in Avvento, Quaresima e Tempo Pasquale)...

 

3.  Il decanato è ambito privilegiato di collaborazione pastorale

  • Siamo grati al Signore per la presenza di alcuni diaconi nel nostro decanato. Per noi preti è richiesta una maggiore attenzione nei loro confronti per un più esplicito loro coinvolgimento nella pastorale locale e decanale.

 

  • E’ urgente progettare e creare concrete collaborazioni con i confratelli religiosi presenti in modo significativo e storicamente determinate in decanato. In particolare ringraziamo le 6 comunità religiose maschili (di cui 5 con la Chiesa aperta ai fedeli) presenti in Monza e domandiamo loro una più intensa collaborazione pastorale e fraternità spirituale.

 

  • Ci è chiesto anche di approfondire il dialogo con le comunità religiose femminili che operano nella pastorale cittadina, programmando, con maggior continuità, incontri fraterni di spiritualità, progettazione e verifica pastorale.

 

  • Consapevoli che tutti i battezzati  devono essere  testimoni nel mondo di Cristo Risorto e corresponsabili nella edificazione della Chiesa, ci impegniamo a favorire  una presenza sempre più attiva di tutti i fedeli laici nella vita  e nella conduzione delle nostre comunità, accogliendo le sollecitazioni  del nostro Vescovo,   che ha indicato anche nuove figure giuridiche che possono dare maggiore continuità e stabilità alla presenza dei laici nelle strutture pastorali.

 

  • In particolare intendiamo favorire una adeguata formazione per i fedeli che sono chiamati a servire la comunità nei diversi ministeri.

 

  • Chiediamo che il decano e i suoi più stretti collaboratori garantiscano  un attento coordinamento e una sempre maggiore collaborazione tra l’assemblea decanale del clero e il Consiglio Pastorale Decanale.

 

4.  Il decanato è luogo privilegiato di carità fraterna e cura della vocazione sacerdotale.

  • Nella comunità ognuno si mette a servizio dell’intero popolo di Dio affidato alla cura di un Parroco Coordinatore e del Direttivo, per cui offre la sua disponibilità e si rende responsabile dell’intera missione pastorale che viene svolta da tutti i presbiteri condividendo i vari orari, gli spostamenti, quanto  si riesce a realizzare positivamente o negativamente.

 

  • Sarà premura di ciascun presbitero accogliere l’invito ed il compito a coordinare qualche settore di pastorale della comunità, soprattutto se in tale servizio può meglio esprimere le sue capacità e la sua preparazione o propensione umana e pastorale.

 

  • Una attenzione particolare merita ogni presbitero che nella comunità trova qualche difficoltà ad inserirsi o per età e malattia fatica a trovare tempi e modi per partecipare attivamente alla vita della comunità. Ogni confratello cercherà di “farsi prossimo” visitandolo, aiutandolo e condividendo qualche momento spirituale con lui.

 

  • E’ necessario non lasciare mai soli i giovani preti, impegnati, in particolare, nella pastorale giovanile, nell’affrontare i nodi ricorrenti della gestione dell’oratorio, dell’accostare “i lontani”, della cura vocazionale...

 

  • Tutti ci dobbiamo sentire responsabili nell’invitare ad uscire da ogni forma di isolamento i confratelli più restii a partecipare agli incontri e alla comune progettazione pastorale, pur rispettando i diversi cammini ed originalità di ciascuno

 

  • In questo tempo è emersa anche la disponibilità di alcune comunità ad accompagnare l’ingresso dei preti nel ministero, disponibilità che riconfermiamo al Vescovo con tanta gratitudine e con vivo desiderio di continuare in modo più intenso questo cammino di collaborazione.

 

B.      Alcune ATTENZIONI PASTORALI  e FORMATIVE

 

“Il decanato diventa forte esperienza di Chiesa per i presbiteri, diaconi, consacrati e laici che, incontrandosi, si educano all’ascolto reciproco, alla stima e alla corresponsabilità, contribuendo efficacemente alla pastorale d’insieme per il territorio”.

 

  • Ogni presbitero, secondo le sue capacità e preparazione si rende disponibile nell’assumere qualche impegno decanale.

 

  • Gli incontri formativi o spirituali proposti dal decanato  abbiano la precedenza su tutti gli altri incontri della comunità pastorale o della parrocchia.

 

  • Ogni presbitero si senta sollecitato a far conoscere e a favorire quanto viene proposto nel territorio del decanato.

 

  •  La pastorale giovanile, anch’essa particolarmente coinvolta in questo tempo di rinnovamento strutturale, richiederà un maggior coordinamento, una progettazione più condivisa ed un più intensa ricerca di collaborazione ed assunzione di responsabilità educative e pastorali da parte dei laici.

 

 

Il decanato e le comunità pastorali

E’ necessario ricercare un giusto equilibrio, nei tempi e negli argomenti, tra gli incontri del presbiterio decanale e quelli del presbiterio nelle singole comunità pastorali.

Occorrerà maggiore attenzione perché il «fare» delle comunità pastorali non prevalga sulle iniziative e proposte essenziali del decanato Gli incontri di decanato siano prevalentemente strutturati su temi di pastorale generali, così da lasciare le questioni pratiche agli incontri nelle singole comunità pastorali.

 

C.      Qualche INIZIATIVA COMUNE

 

Per programmare e verificare il lavoro pastorale di un anno il decanato fissa due assemblee dei presbiteri, religiosi/e, diaconi e laici per studiare insieme il programma diocesano e per concretizzarlo in alcune scelte operative.

La presenza di diverse comunità di religiosi/e in Monza e di numerosi gruppi di spiritualità consigliano di fare in modo che le diverse iniziative proposte trovino una programmazione adeguata all’inizio di ogni anno pastorale.

  • La presenza nella città di Monza di una comunità ortodossa rumena e di un loro specifico pastore sia richiamo costante a sostenere e ad ampliare l’attenzione ecumenica esprimendo, durante l’anno, momenti condivisi di confronto, di dialogo e di preghiera.  

 

  • Come momento conclusivo delle diverse attività ed attenzioni che esprimono la nostra cura per le vocazioni, ogni anno, nel tempo pasquale, verrà organizzata una veglia locale di preghiera coinvolgendo soprattutto giovani ed educatori.

 

  • In un clima di vera comunione tra preti, religiosi e laici si chiede di offrire occasioni sempre più idonee a ben celebrare il sacramento della Penitenza Cristiana. Alcuni sacerdoti della città offriranno la loro disponibilità di tempo e di cuore per il ministero della Confessione, anche come momento di ascolto e di consolazione. Invitiamo però anche ai genitori ed educatori a diventare anch’essi “ministri” di introduzione a tale sacramento.

 

LETTERA AI FEDELI

sulla NUOVA PRASSI del RITO DELLE ESEQUIE

nella città di MONZA

 

Carissimi fedeli,

ci permettiamo di scrivervi alcune righe per essere in grado di affrontare insieme, pastori e fedeli, le stesse domande e nutrire la medesima speranza di fronte al mistero della morte, quando questa viene a visitarci in una persona a noi cara.

Desideriamo ripetere le parole colme di speranza che le donne udirono dall’Angelo il mattino di Pasqua: “È risorto, non è qui e vi precede in Galilea” (Mc 16,6-7). Sono espressioni riferite a Gesù; ma il desiderio è di ascoltarle riandando con la mente e il cuore al nostro caro che ci ha lasciato. Ecco perché vogliamo suggerirvi di “guardare in alto”, sia pure con le lacrime agli occhi, e trovare il coraggio di condividere questo momento di sofferenza con l’intera comunità parrocchiale.

A tale scopo sottoponiamo alla vostra attenzione alcune brevi riflessioni, proponendo alcuni passi da compiere insieme.

1. Noi sacerdoti del Decanato di Monza, unitamente al Consiglio pastorale decanale, intendiamo esprimere la nostra sentita vicinanza a tutti i fratelli e sorelle nella fede colpiti dalla morte di un proprio caro. Perciò invitiamo i familiari a informarne,quanto prima,il parroco o un sacerdote della parrocchia. La nostra vicinanza si potrà così esprimere in una visita a casa, in un santo rosario pregato insieme, in un ascolto discreto, in un colloquio pacato: nelle mille forme che ogni comunità cristiana saprà premurosamente inventare per lenire il dolore del distacco. Il nostro desiderio è di donare, a tutti i fratelli che soffrono, l’amore del Signore e della sua Chiesa.

2. Ora la Chiesa offre in dono - ai propri figli defunti, ai loro cari nel dolore e a tutta quanta la comunità dei credenti in Cristo - la celebrazione del funerale cristiano. Poiché è proprio l’aggettivo cristiano a fare la differenza, ecco alcune puntualizzazioni che ci sembrano importanti:

  • Vorremmo curare, con particolare attenzione, il momento veramente centrale del funerale, la santa Messa, così che venga vissuta in un vero clima di preghiera e di accoglienza di quanto Gesù, il crocifisso risorto, va facendo “per noi e per tutti in remissione dei peccati”
  • Pur conservando un suo valore, la benedizione della salma all’inizio della celebrazione funebre, nella casa del defunto, con il conseguente corteo, comporta alcune difficoltà pratiche che spesso ne eclissano il significato religioso. Da qui la scelta di anticiparla in occasione dell’incontro con il sacerdote o della visita in casa, nel giorno che precede il funerale, mentre il giorno stesso del funerale il sacerdote attenderà la salma in chiesa per il gesto liturgico di accoglienza.
  • Quanto alla celebrazione in chiesa, ci permettiamo di sottolineare la necessità di concordare precedentemente con il parroco eventuali interventi “esterni” (ad esempio, le invocazioni per la preghiera dei fedeli).
  • Il fatto poi che la santa Messa sia in sé stessa comprensiva di ogni benedizione divina (una benedizione “più grande” dell’Eucaristia è solo il… Paradiso), giustifica perfino l’assenza di ulteriori benedizioni, precedenti o successive. Da raccomandare, piuttosto, è una preghiera che accompagni i vari momenti del rito nel suo concreto svolgimento e che può essere guidata anche da un “ministro laico”.

3. Quanto vi scriviamo è previsto anche nel rituale, laddove si specifica: “Queste processioni [dalla casa alla chiesa e dalla chiesa al cimitero], specie nelle grandi città, o vanno in disuso o sono per vari motivi sconsigliate. Tenuta presente questa situazione di fatto, è bene educare e preparare i fedeli a dire essi stessi, in mancanza del sacerdote o del diacono, le orazioni e i salmi come è indicato nel rito; in caso contrario, queste due si omettano” (n. 5).

Ecco, dunque, la linea che noi sacerdoti del Decanato di Monza, insieme con il Consiglio pastorale decanale, intendiamo seguire:

-      offrire piena disponibilità ad incontrare, il più presto possibile, i parenti del defunto, allo scopo di concordare un momento di preghiera con loro prima del funerale propriamente detto;

-      preparare con cura la Celebrazione eucaristica, per dare risalto al momento centrale della liturgia funebre, costituito appunto dalla santa Messa;

-      preparare alcuni fedeli laici e conferire loro un “mandato”, perché siano essi a guidare la preghiera al cimitero, compiendo in tal modo un’autentica “opera di misericordia”.

Va da sé che, come avviene da diversi anni, il sacerdote attenderà la salma all’ingresso della chiesa, senza partecipare all’eventuale corteo dalla casa alla chiesa.

Quanto scritto – ne siamo consapevoli – modifica talune consuetudini radicate nella nostra tradizione. Gradiremmo, tuttavia, che venisse interpretato come un aiuto che ci offriamo reciprocamente per dare rilievo ai valori genuinamente cristiani di cui l’Eucaristia è, nella storia di questo mondo, la sintesi insuperabile: più che essere un nostro gesto di gratitudine per i morti, essa risulta al contrario l’azione di salvezza che Dio compie a favore loro, di noi, di tutti.

La testimonianza più preziosa che possiamo dare ai nostri fratelli in umanità è l’affermazione che noi ricordiamo i defunti perché vivono, non affinché vivano.

Il Signore ci è vicino. La Chiesa ci accompagna nei momenti del dolore per aiutarci a consegnarci a Lui, “sperando contro ogni speranza” (Rom 4,18) e rimanendo saldi nella fede “come se già vedessimo l’invisibile” (Eb 11,27).

 

 

I preti di Monza

e il Consiglio Pastorale Decanale

 

Monza: 30 marzo 2008